Gli irriducibili: storie di brigatisti mai pentiti by Pino Casamassima

Gli irriducibili: storie di brigatisti mai pentiti by Pino Casamassima

autore:Pino Casamassima [Casamassima, Pino]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, Public Policy, Economic Policy, Language Arts & Disciplines, Journalism, eBook Laterza
ISBN: 9788858104033
Google: pxyODAAAQBAJ
editore: Gius.Laterza & Figli Spa
pubblicato: 2012-05-17T22:00:00+00:00


Clandestino

«La mia entrata nelle Brigate rosse avvenne tramite Lintrami nel 1973. I miei primi volantini li distribuii senza essere ancora un brigatista. La mia attività era destinata a svolgersi soprattutto all’interno della fabbrica, di cui le Br volevano capire le dinamiche, i collegamenti, le politiche industriali, considerando che la Breda produceva anche carri armati. Poi c’era il lavoro di schedatura del personale, sul quale ci informavamo acquistando anche giornali di cui poi ritagliavamo quel che ci interessava. In fabbrica c’erano anche alcuni compagni che nel dopoguerra avevano fatto parte della Volante rossa, oltre a ex partigiani delusi da Togliatti: gente che stava in fabbrica da trent’anni senza nessuna prospettiva. Colpire il direttore della produzione della Breda ci sembrò quasi naturale. Gli bruciammo la macchina. Poi facemmo rinvenire i volantini della rivendicazione nella fabbrica stessa: la reazione degli operai fu positiva e lui, il direttore, non si fece vedere per qualche tempo.

Per quanto riguarda la mia vita privata, i giorni assomigliavano a quelli di qualsiasi immigrato. Abitavo alla Comasina[106] in una casa dove pagavo dodicimila lire al mese per il posto letto. Mi stiravo i vestiti, mangiavo sempre nella stessa trattoria da due soldi, alla mattina uscivo alle sei e rientravo alle sette di sera: mi lavavo e uscivo, per poi rientrare prima di mezzanotte perché a quell’ora veniva chiuso il portone d’ingresso».

Il periodo è quello dell’austerità, a causa degli arabi che hanno chiuso i rubinetti del petrolio: targhe alterne e domeniche a piedi, con il governo che impartisce preziose lezioni di risparmio energetico: spegnere la luce quando si esce da una stanza, chiudere l’acqua calda quando ci si sbarba, e altre ovvietà domestiche. In ragione della crisi, l’industria automobilistica subisce un tracollo di vendite che supera il 25%, a cui seguono licenziamenti e cassa integrazione. La conseguenza è il crollo dei consumi, quello alimentare dimezzato e i beni ritenuti non di prima necessità che restano invenduti per oltre l’80%. Tutto ciò, mentre i petrolieri di casa nostra vengono beccati con le mani nel sacco di una truffa ultramiliardaria ai danni dello Stato. La Fiat corre ai ripari annunciando una serie di licenziamenti. Le Brigate rosse rispondono con un’azione clamorosa, sequestrando Ettore Amerio, capo del personale della fabbrica di Agnelli. «Quello di Amerio fu per me un episodio molto importante, perché ebbi la dimostrazione palese che si poteva incidere, intervenire concretamente, infatti i licenziamenti furono ritirati. Intanto alla Breda avevamo incendiato la macchina di un altro dirigente. La risposta operaia era sempre positiva, di appoggio insomma, anche se erano iscritti al Pci e al sindacato, i nemici numero uno delle Brigate rosse. Inoltre, il sequestro Amerio non era stato un successo solo sotto il profilo militare, ma anche sotto quello politico, perché si affrontava per la prima volta e a livello altissimo la politica industriale italiana in relazione alla critica dell’economia politica italiana. E perché accese il dibattito all’interno del movimento operaio: il consenso dell’Organizzazione cresceva esponenzialmente insieme con il radicamento nella fabbrica».

Tutto ciò in un periodo in cui la



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